bdsm
La scelta sessuale di Anna
di acquainbocca50
21.06.2024 |
4.266 |
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"Mi sono spostato in avanti e puntando il mio cazzo sulle sue grandi labbra, ho spinto e sono sprofondato dentro di lei fino in fondo..."
Non è certo il primo incontro che facciamo, ma ogni volta che le ordino di stare nuda in mezzo alla stanza, in piena luce, la cosa la imbarazza moltissimo. Mi piace quando le sue guance di coprono di rossore. La osservo serio instillandole il dubbio che il suo corpo abbia ceduto in qualche punto. In realtà lei ha eccellenti motivi per essere soddisfatta quando si vede allo specchio. Non è più giovanissima, ha 55 anni, ma il suo seno resiste ancora, la sua pelle è liscia, i suoi muscoli, grazie anche a un’intensa attività fisica in palestra, sono vigorosi come quelli di una ragazzina. Ci sono alcune rughe rivelatrici intorno agli occhi ma a me piacciono molto. La rendono molto più interessante. Se la osservo in modo impietoso è solo perché le sto dando ciò di cui lei ha voglia.Lei si chiama Anna, nome comunissimo, quasi essenziale, eppure io lo trovo bellissimo. Ha un lavoro di grande responsabilità il che contrasta con le sue scelte sessuali, con le cose che la fanno godere ma, come spesso dice lei, se vuole cedere di tanto in tanto il controllo di sé stessa a qualcuno di cui ha fiducia al fine di dare piacere a entrambi, non è che debba sentirsi in colpa.
Ci è voluto un po’ per arrivare a questo punto. Il suo cervello ha iniziato a generare fantasie strane e bizzarre di ogni genere. Una era particolarmente oscena, almeno per lei. Aveva voglia di essere sottomessa. Cercava di contenere questa voglia, ma sfuggiva al suo controllo. Non le piaceva perdere il controllo. Non era mai stata schiava di vizi come il fumo o l’alcool, né tanto meno di uomini, anzi, proprio con loro spesso era stata lei la padrona. Ma adesso, sotto le lenzuola, si ritrovava spesso a toccarsi godendo nel pensare di lasciare la sua libertà e il suo potere nelle mani di un uomo che la dominasse e la umiliasse. Il tocco diventava più deciso, le dita si muovevano esperte e l’orgasmo la colpiva come un pugno.
Aveva un problema. Il marito non voleva saperne di sottometterla. Prendere il controllo su di lei, dettare le regole, decidere cosa fare con il suo corpo e la sua anima, assumersi la responsabilità di dirigere il gioco, esplorarne i lati estremi addirittura lo ripugnava. Lei ha tentato più volte a convincerlo a provare, ma lui era totalmente disinteressato a questa fantasia. Quando ormai aveva perso ogni speranza, una sera, a cena in un ristorante, è stato lui a riprendere il discorso.
“Io non capisco perché questa cosa che non ti dovrebbe piacere invece ti piace" - Le ha detto – “Però, ti conosco, so che questa cosa, questa fantasia, ti martellerà la testa fino a che non la metti in pratica.”
“Vuoi dire che lo farai? – ha detto lei con entusiasmo.
“Non io. Non ne sarei capace, anche perché non mi piace. Ho un’idea. Ci sono dei siti appositi per amanti del genere. Ti registri e vediamo cosa succede. Che ne pensi?” – ha detto lui.
Lei era sbigottita. Cercava di capire cosa intendesse esattamente. Voleva dire che poteva trovarmi un uomo che la dominasse? E che lui avrebbe accettato?"
“So cosa stai pensando e la risposta è sì. Vuoi qualcuno che ti domini? Fallo. Io ti amo ma non intendo sopprimere reazioni chimiche che puoi provare per certe fantasie. Quello che per me è veramente importante è che tu sia felice, e se questo ti fa star bene, perché no? Non mi sento tradito per questo “
“Io… davvero… sono senza parole…è meraviglioso quello che…”
“ Sì, sì, ok, però voglio una contropartita” – ha detto lui.
“Una contropartita?” –
“Sì, quella di poter andare a letto con la mia segretaria.”
“Cosa?”
“Sto scherzando, babbiona. Hai dimenticato che Silvia è lesbica? Andrebbe volentieri a letto con te ma io non le procuro nessun prurito.”
“Tu sei un…” –
“Dai, babbiona, beviamo. È stata una serata particolare oggi.” – ha detto lui riempiendo di nuovo i bicchieri di vino.
Quella sera hanno fatto l'amore con grande passione e al mattino lui le ha portato la colazione a letto, insieme al laptop e subito hanno iniziato a cercare un sito dedicato al mondo BDSM. Ed è stato in questo sito che ho conosciuto Anna. Abbiamo chattato a lungo, spesso fino a notte fonda. La cosa ci ha subito reso interessanti l’uno agli occhi dell’altro. Ci siamo confrontati su tanti argomenti ma, naturalmente, il BDSM l’ha fatta da padrone. Abbiamo parlato dei nostri rispettivi ruoli e nelle ultime chat lei mi chiamava signore. Dopo giorni di condivisione virtuale era arrivato il momento di incontrarci. Nell’occasione, le avevo chiesto due cose: di indossare una gonna molto corta e di non indossare intimo.
Sono arrivato puntuale nel luogo d’incontro. Lei era già lì, dentro la sua auto. Ci eravamo informati sulle nostre rispettive macchine. Mi sono fermato dietro di lei, ho visto che lei mi ha guardato dallo specchietto ed è scesa. Era proprio come nelle foto che mi aveva mandato: aveva occhi grandi e scuri e uno sguardo tra il divertito e l’imbarazzato. Una cortissima gonna metteva in mostra le cosce muscolose di chi tiene alla forma frequentando assiduamente la palestra. Le ho fatto cenno di entrare in auto e ci siamo diretti nell’albergo dove avevo prenotato una camera. Durante il viaggio abbiamo parlato poco. Le ho fatto alzare la gonna e le ho palpate le cosce, poi le ho ordinato di aprire le gambe e di toccarsi, cosa che lei ha fatto da brava slave. Non aveva intimo addosso.
“Inginocchiati.” - le ho ordinato dopo essere entrati in camera e averla fatta stare nuda al centro della stanza sotto il mio sguardo indagatore. Lei ha ubbidito con lo sguardo volto verso il pavimento. L’ho lasciata in quella posizione per diverso tempo. Sono entrato in bagno a lavarmi le mani poi, con calma, sono uscito sul balcone. Il panorama era spettacolare. Da lontano si vedeva Monte Cofano con la sua inconfondibile forma. Ho chiuso gli occhi e respirato a pieni polmoni. L’aria sapeva di mare. Sono rientrato. Lei era lì, dove l’avevo lasciata, immobile. Mi sono posizionato davanti a lei e le ho infilato il dito medio in bocca per farlo umettare bene, poi l’ho infilato tra le sue gambe. Era bagnata. Come immaginavo. L’umiliazione dell’attesa in ginocchio, nuda, l’aveva eccitata.
"Non ti ho ordinato di eccitarti" – le ho detto.
"Mi scusi signore” - ha sussurrato.
Ho messo il mio dito in bocca impregnato dei suoi umori.
“Hai un buon sapore”
” Grazie signore” – mi ha risposto.
“Assaggia.” – le ho detto e le ho messo il dito in bocca. Ho sentito la sua lingua che roteava attorno al mio dito e in quella occasione, per la prima volta ha alzato lo sguardo e mi ha fissato maliziosamente negli occhi. Quello sguardo mi ha eccitato.
“Slacciami i pantaloni e tirali giù” – le ho detto.
“Sì, signore.” – ha detto lei.
Il tono della sua voce era un misto di eccitazione e sofferenza. So bene che esiste una forte connessione nel mondo del BDSM tra dolore e piacere e che quella posizione le dava un godimento sessuale, ma anche dei lividi sulle ginocchia.
Mi sono avvicinato al letto e ho preso un cuscino.
“Mettilo sotto le ginocchia.”
“Grazie signore.”
“Abbassami le mutande” – le ho detto.
“Si signore.”
Il suo viso era così vicino al mio pene che sentivo il calore del suo respiro. Mi sono avvicinato ancora di più al suo viso. Il mio cazzo adesso sfiorava le sue labbra.
“Esci la lingua.” – le ho ordinato.
Lei ha eseguito continuandomi a guardare negli occhi.
Ho preso il mio cazzo con una mano e l’ho sbattuto più volte, e con forza, sulla sua lingua. Il suo sguardo era qualcosa difficile da dimenticare. Sembrava in trance. Era mentalmente e fisicamente in mio totale possesso.
“Rimani con la bocca aperta ma non fare nulla.
Non potendo parlare con la bocca aperta si è limitata a fare un cenno con la testa.
Ho infilato il mio cazzo dentro la sua bocca. Fino in fondo. Ho messo una mano sulla sua nuca per impedirle qualsiasi movimento con la testa. Sono rimasto dentro così per un po’. Lei faceva fatica a respirare, ma non si ribellava. Ho ritratto il cazzo giusto il tempo per farla respirare, l’ho poi infilato di nuovo. Sono andato avanti così per un po’. Lei ansimava ma, allo stesso tempo, sembrava in estasi per il piacere che quella tortura le procurava. I suoi capezzoli erano rigidi e gonfi, sembrava che implorassero di essere torturati. Ho accarezzato i suoi seni, bianchi come il marmo e morbidi come seta, poi ho afferrato i suoi capezzoli e li ho strizzati. Lei ha serrato la mascella per il dolore ma ha continuato a guardarmi senza dire nulla. Mi sono abbassato e ho succhiato il capezzolo turgido fino a farla contorcere. Poi sono passato all’altro capezzolo e l’ho morso con violenza.
“Vai a stenderti sul letto” – le ho detto.
Lei ha ubbidito prontamente, come sempre.
Ho tolto la cinghia dei pantaloni e le ho legato le mani alla testiera del letto. La sua fica era adesso senza difese. Potevo farne quello che volevo. Ho aperto le sue cosce e ho leccato le sue grandi labbra per poi puntare sul clitoride. L’ho sentita gemere per la prima volta. Le ho schiaffeggiato la fica. Un altro lamento da parte sua. Le ho dato un bacio per lenire il dolore poi un altro schiaffo. Ha quasi gridato quando le mie labbra hanno succhiato e morso il suo clitoride. Poi ho infilato due dita dentro di lei e ho sentito le pareti della sua fica stringersi.
In quell’occasione lei ha fatto una cosa che solitamente una slave non fa: ha preso l’iniziativa e mi ha supplicato di scoparla.
“Ti prego, scopami signore, scopami, ti prego, ti prego.”
Ormai ero arrivato anch'io al punto di non ritorno. Mi sono spostato in avanti e puntando il mio cazzo sulle sue grandi labbra, ho spinto e sono sprofondato dentro di lei fino in fondo. Lei ha spostato il bacino in avanti per sentirlo tutto dentro, poi ha assecondato il ritmo delle mie spinte. Per tutto il tempo ci siamo guardati e anche quando l’orgasmo mi ha travolto, anziché chiudere gli occhi, ho continuato a guardarla. Ed è stato bellissimo.
Le ho sciolto delicatamente le mani. Con una mano ho spostato le ciocche di capelli scompigliati dal viso.
“Sei stata molto brava” – le ho detto.
“Grazie” – mi ha risposto sorridendo.
Mi sono sdraiato accanto a lei per riprendere fiato.
“Ci sarà una prossima volta?” – le ho detto.
Attimi di silenzio hanno invaso la camera. I nostri occhi si sono guardati, poi lei ha detto:
“Qualcuno ha detto che la vita, più che allungarla, bisognerebbe allargarla. Riempirla di emozioni. Sì, ci sarà una prossima volta. Più di una volta.”
Le ho sorriso. Un senso di piacere profondo ha pervaso il mio corpo. Ero di nuovo eccitato.
“Ricominciamo? – le ho detto.
“Sììì.” – mi ha risposto.
Ho preso di nuovo la cinghia dei pantaloni.
“Girati” - le ho ordinato. Lei ha ubbidito come sempre. Il suo bel culo bianco era davvero invitante.
Ho alzato il braccio con in mano la cinghia e giù, con forza. Una lunga striscia rossa è apparsa sulle sue chiappe.
“Grazie signore.” – mi ha sussurrato.
Ho rialzato il braccio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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